Il percorso espositivo, progettato e realizzato da alcuni studenti del Liceo nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO)* è stato articolato in tre sezioni unite da un filo conduttore: il Campo di Fossoli.
La prima sezione – Primo Levi e Luciana Nissim a Fossoli – ci porta al 1944, anno in cui Primo Levi transita dal campo di Fossoli, prima di essere deportato ad Auschwitz, come ci ricorda in Se questo è un uomo.
La sala è stata impreziosita da tre installazioni realizzate dagli alunni del Liceo, liberamente ispirate a Fu Stella di Matteo Corradini, per ricordare le donne vittime della shoah, opere già esposte nel 2019 a Cascina Roma in occasione della giornata della Memoria e per l’occasione arricchite con le storie di Alba, Frida, Laura, Giuliana, Emilia e Luciana, passate da Fossoli.
In particolare a Luciana Nissim, amica di Primo, è stato dedicato un graphic novel, per ripercorrere le tappe principali della sua vita, anche dopo l’internamento.
Il Cielo stellato che conclude il percorso ci ricorda che ogni essere umano “marchiato” dalla stella cucita sugli abiti – “Fu stella”, oggi “brillerà in mezzo alle stelle”, grazie alla memoria di tutti noi.
La seconda sezione – Profughi nel silenzio – è dedicata in gran parte alla trasformazione del campo di Fossoli in villaggio di accoglienza per profughi giuliano dalmati, dal 1954 al 1970.
I pannelli, a cura della Fondazione Fossoli, ci forniscono preziosi documenti per affrontare una delle pagine più controverse della storia del XX secolo, come ricorda anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della celebrazione del Giorno del Ricordo il 10 febbraio 2007 .
Noi abbiamo raccolto e custodito le testimonianze di Anna Maria Crasti e di Giancarlo Macillis, tradotte in graphic novel da studenti del Liceo.
Il percorso espositivo si conclude con la terza sezione dedicata al Magazzino 18: un’installazione di oggetti di uso quotidiano, fotografie e documenti accatastati rievoca il Deposito n. 18 presso il porto vecchio di Trieste.
Qui “il tempo si è fermato, congelato in un silenzio che mette a disagio. Somiglia al panorama lasciato da un terremoto devastante. Questa catasta in realtà è un vuoto, il simbolo di un’enorme amnesia. È ciò che resta di una delle più grandi tragedie della storia italiana del XX secolo”.
L’installazione è stata completata da una performance liberamente ispirata allo spettacolo Magazzino 18 di Simone Cristicchi, poi libro edito da Mondadori nel 2014, da cui sono state tratti Il cimitero degli oggetti e l’undicesimo comandamento Non dimenticare.
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Gallerie fotografiche:
Fotografie di Isabella Gagliardi, Angelica Zaccone, Kaspar Loginov e Selene Calzavara
*Carta nazionale delle professioni museali, con i profili professionali di Progettista degli allestimenti, Curatore, Mediatore culturale e Operatore dei servizi di accoglienza e di custodia
Referenti: prof.sse Rita Borali e Vincenza Spatola
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